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LA DEGUSTAZIONE

DEGUSTAZIONE


Ora che abbiamo preparato un ottimo caffè, impariamo tutto quello che serve per apprezzarlo fino in fondo.

Prendiamoci tutto il tempo che ci serve.

Un ottimo caffè espresso si osserva, si odora ed infine si gusta.

Già al primo sguardo, l’emulsione del caffè, elastica o compatta, può raccontarci molto. Potremo infatti distinguere un Arabica, caratterizzato da una crema chiara e dorata e un Robusta riconoscibile per la sua schiuma decisamente più scura; nel caso delle miscele sapremo quindi che a parità di temperatura e di dose tanto è più chiara e dorata la crema maggiore sarà il contenuto di Arabica.

La crema del caffè espresso perfetto non è né troppo chiara né troppo scura; il colore eletto è il nocciola con delle striature rossastre, esoticamente chiamate “manto di tigre”.

La sua consistenza deve essere tale da non lasciar intravedere il nero del caffè e persistere in maniera uniforme per qualche minuto.

Adesso possiamo odorarlo, dopo averlo mescolato con un cucchiaino; poco importa se il caffè sia stato zuccherato o meno, girare il caffè è essenziale per mescolare le sue componenti ed estrarre l’aroma in tutta la sua pienezza. Mentre mescoliamo, il caffè inizia a raccontarci la sua storia: note di cioccolato, a volte di caramello, sentori di fiori, frutta e di agrumi si possono sprigionare dalla tazzina portandoci in un viaggio tanto immaginario quanto immediato in mezzo a quella natura tropicale in cui nasce questa meravigliosa bevanda.

Ed eccoci arrivati al momento più bello: qui sarà il gusto a raccontarci il finale della storia.

Il dolce, l’amaro, il corposo, l’acidità, a seconda delle loro proporzioni ed uniti ai sentori che abbiamo già odorato e che adesso sono diventati gusto, ci racconteranno tutto del caffè che stiamo bevendo dalla sua nascita al suo arrivo nella vostra tazzina.

Se vi pongono l’annosa questione: il caffè è meglio dolce o amaro? Rispondete con sicurezza: dipende.

Un’analisi da degustatore di caffè richiederebbe l’utilizzo di due tazzine: una che dolcificheremo rigorosamente con zucchero bianco e l’altra che lasceremo senza; ciò servirà ad effettuare una precisa analisi delle caratteristiche di quel caffè. Infatti la tazzina di caffè degustata senza zucchero ci permetterà di scoprire i pregi o i difetti più evidenti, ma sarà la tazzina “dolce” che eliminando i difetti, ci permetterà di analizzare a fondo tutte le caratteristiche più nascoste del caffè che stiamo bevendo. Quindi entrambi i modi di berlo hanno i loro pregi e soprattutto “de gustibus non disputandum est”.

E veniamo al gusto in questione: la prima sensazione che proveremo sarà quella dominante, via via verranno le altre come la percezione dell’acidità, del corpo e della dolcezza, degli eventuali sentori di cioccolato e di quelli di frutta secca .

Ma è nel retrogusto, in quel delizioso sapore che ci resta in bocca per qualche tempo, che si rivela pienamente la qualità del caffè; quando siamo capaci di non mettere in bocca nient’altro per ore, solo per continuare a sentire quel sapore, sappiamo di avere trovato un caffè degno di questo nome.









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