Africa, Medio Oriente, Europa, Estremo Oriente, Sudamerica. Ecco il viaggio che il caffè ha fatto in soli due secoli per arrivare a ristorare tutto il mondo, ed essere coltivato, nelle sue differenti varietà, su una decina di milioni di ettari di terreno in circa 65 paesi a clima prevalentemente tropicale.
Ripercorriamo adesso la lunga strada fatta dal caffè per conoscere i paesi dove viene coltivato oggi.
Partiamo dal Medio Oriente e più precisamente dallo Yemen, la regione che probabilmente ha dato uno dei maggiori contributi alla diffusione del caffè. Dal porto di Mokha (anche Mocha) prende il nome una delle varietà più famose del pianeta, appunto il Moka, caratterizzato dai grani di medie e piccole dimensioni e dal gusto che richiama note floreali. Altre varietà botaniche scaturite in seguito da questa regione sono il Typica e il Bourbon (nulla a che vedere con l’omonimo whisky di segale americano del Kentucky).
Dallo Yemen passiamo all’Etiopia e qui, ad un’altezza di circa 1600 metri, nella regione di Kaffa, nasce e cresce spontaneamente la celebre pianta classificata come Coffea Arabica. Il clima e la particolarità del territorio danno inoltre vita alle varietà Ghimbi, Shortberry e Longberry.
Poco più in là, in Kenya, arriviamo in quello che sembra essere il vero e proprio Paradiso del Caffè.
È qui infatti, che ad un’altezza variabile tra i 1500 e i 2100 metri sul livello del mare, nascono alcune delle varietà più pregiate del mondo e forse tra le più equilibrate per aroma e gusto, da alcuni considerate “Il Graal del caffè”, per rarità e prestigio.
Seguono, nell’ordine dei Paesi produttori africani, Tanzania, Madagascar, Congo, Togo, Ghana, Costa D’Avorio e Cameroun.
Sappiamo che il viaggio del caffè continua verso l’Oriente ed è lì che viene principalmente coltivata la varietà conosciuta come Robusta. L’arcipelago indonesiano è caratterizzato dalla presenza di alcuni caffè particolarmente pregiati, graditi soprattutto per i loro delicati aromi speziati e il gusto corposo. Ogni specifica varietà indonesiana prende il nome dall’isola in cui viene coltivata.
Poco distante, in Vietnam a partire dal 1990 la produzione di Robusta è cresciuta ad un ritmo furioso, tanto da diventarne il primo produttore al mondo.
Un discorso a parte merita l’India, i cui caffè sono caratterizzati da un buon corpo e da una nota densa di spezie. In questo paese si esegue anche una lavorazione molto originale chiamata Monsooning.
Come il nome fa presagire, questa lavorazione si basa sull’umido vento dei monsoni, carico di salmastro, cui vengono esposti i chicchi per cinque giorni nel periodo che va da Giugno a Luglio, quando il monsone estivo raggiunge il suo picco.
Dai giudizi degli esperti e dalla valutazione del mercato, pare che il risultato sia eccezionale.
Attraversando il Pacifico, nelle sognate Hawaii abbiamo il celebre caffè della regione Kona; leggermente acidulo e di aroma incredibilmente soave, il Captain Kook è uno degli sfidanti per il titolo di superiorità detenuto fino ad oggi dal Blue Mountain giamaicano.
Attraversando l’Oceano arriviamo a quello che è diventato il “Continente del Caffè”: ovvero, il Sudamerica.
Parlare di caffè in Sud America vuol dire anzitutto parlare del Brasile. Oltre ad ospitare il polmone verde del pianeta, questo paese, con le sue splendide piantagioni riesce a sostenere gran parte della voglia di caffè di tutto il mondo. La denominazione di mercato Brazil serve a distinguerne i pregiati chicchi, solitamente non lavati e lasciati ad essiccare al sole brasiliano da cui prendono forza, calore e musicalità. Il Brasile, oltre ad essere il primo produttore mondiale della qualità Arabica, è anche il secondo di Robusta.
Rivale del Brasile è la Colombia che, per alcuni, vince la sfida della qualità grazie ai suoi straordinari caffè riuniti dalla materna sigla MAM, acronimo ottenuto dalle iniziali dei suoi centri di coltivazione: Medellìn, Armenia e Manizales.
Passando per il centrale Guatemala, troviamo un tipo di caffè particolarmente equilibrato, aromatico e con soavi note di cioccolato, caratterizzato da chicchi oblunghi con sfumature blu.
Andando poi in America Centrale, svetta la produzione del Costarica che abbraccia solo qualità di Arabica. In particolare sono da citare l’Alejuela, di spiccati corpo e acidità, il Tres Rìos e l’Heredia.
In Messico troviamo differenti qualità di caffè; la più memorabile, quantomeno a causa delle maestose dimensioni dei suoi chicchi è il Maragogype, ma altrettanto degni di nota sono il Tapachula ed Custepec.
Dopo una brevissima escursione in Portorico, dove esiste il pregiatissimo e raro Yauco Selecto, di cui esistono solo tre piantagioni, andremo nel luogo d’elezione del miglior caffè del mondo.
La Giamaica è la patria dell’Arabica Blue Mountain. A torto o a ragione, una grandissima operazione di marketing lo ha fatto considerare il «migliore caffè al mondo». I chicchi di questo straordinario caffè crescono unicamente nella regione che dà loro il nome “Blue Mountain” come le omonime montagne. Il suo processo di maturazione richiede ben 10 mesi, e deve il suo successo a tre fattori fondamentali: le piante che crescono tra i 1000 e i 2000 metri d’altezza, la lavorazione unica di ogni singolo chicco di caffè e il terreno lavico, fertile e ricchissimo di sostanze nutritive. Di questo terreno ne esistono solo 6000 ettari; per questo il vero Blue Mountain è raro da trovare e parecchio costoso. Pare però che basti assaggiarne una tazzina per capire quanto bene siano stati spesi tutti quei soldi. E i giapponesi, che dal manzo kobe in poi, di delizie rare e costose se ne intendono, “rastrellano” quasi il 90% della produzione di questa delizia tropicale.